Oltre il Settimo Sigillo
Per la realizzazione di questo video ho preso spunto da una scena tra le più intense nella storia del cinema (Il Settimo Sigillo opera tra le più celebri del regista svedese Ingmar Bergman). Immagini drammatiche, intense ed inquietanti eppure così vive e profonde.
La scena ci racconta di un cavaliere Antonius Block, che reduce dalle crociate in Terra Santa, trova la Morte ad attenderlo per portarlo con sè. Block intraprende con la Morte una lunga ed emblematica partita a scacchi, per decidere il proprio destino, per provare a sconfiggere ed esorcizzare la paura atavica che nutriamo nei confronti dell’inconoscibile. La Morte accetta forse incuriosita dall’estremo tentativo del cavaliere, del resto non ha nulla da perdere e sa bene che nessun uomo, nessun essere vivente ne uscirà mai vincitore. Da parte mia, aggiungo che questo video è tratto in gran parte da un sogno avuto tempo fa, sogno che mi ha suggerito notevoli spunti di riflessione.
Ecco, dopo aver vissuto, come spettatore la scena del Settimo Sigillo, nel mio sogno ho rovesciato la scacchiera, badate bene non l’ho scaraventata in aria, l’ho semplicemente rovesciata e a quel punto lo scenario è cambiato radicalmente rivelandomi il volto di Cristo che ruotando quasi impercettibilmente la testa da un lato e da un altro, sembra soffiare via la morte rappresentata chiaramente da un teschio e al tempo stesso sembra indicare una strada, un segno da cogliere.
E’ da notare che il volto di Gesù è tipico dell’iconografia cattolica e religiosa in genere, e inoltre alle sue spalle vi è una sorgente d’acqua, apparentemente verrebbe da pensare a Gesù come sorgente di vita, ma nello specifico le innumerevoli stelle che in realtà erano presenti anche all’inizio e durante tutto il sogno mi hanno indotto a propendere per un’altra interpretazione e cioè più che di vita, credo che il sogno con la sorgente e il volto classico del Cristo abbia voluto suggerirmi di andare oltre questa visione per così dire “dottrinale” e abbia voluto indicarmi - quasi in maniera Zen - di osservare la luna e non il dito, di osservare l’esistenza, il fluire dell’infinita varietà dell’esistenza che è oltre il campo di gioco della scacchiera, è oltre il dualismo vita-morte.
Dopo l’apparizione del volto del Cristo la scena cambia ancora e si evidenzia ancor maggiormente lo spazio, l’universo. In questo universo in cui sembra riversarsi sangue, appare lentamente la sagoma - come in un’ecografia 3d – di un feto, o meglio di un bambino, a me viene da dire di un “quasi nato”, che muovendosi nel grembo materno e legato al cordone ombelicale ruota su sé stesso e poi si dissolve trasformandosi nel pianeta Terra, la Madre Terra.
Ma la Madre in questo sogno per me non assume il significato di vita bensì la Madre è da intendersi come espressione, quindi funzione dell’esistente; non la Madre come nascita, ma come ciclo. Difatti, nel sogno anche la Madre Terra si dissolve tra le infinite stelle e quindi tra le infinite espressioni del ciclo dell’esistente.
In sintesi il sogno sembra abbia voluto dirmi che fin quando si è all’interno di una scacchiera (bianco e nero) quindi finché si ragiona e si vive fino alla morte in termini dualistici: il bianco e il nero, la vita contro la morte e tanti altri opposti, si è inevitabilmente all’interno di un sistema di regole e condizionamenti che impediscono una visione più ampia e diretta dell’esistente. Occorre un ribaltamento del punto di vista, un ribaltamento del piano di gioco per consapevolizzare che vita e morte non sono l’esistenza ma sono semplici espressioni dell’esistenza. L’esistenza si manifesta in modi infinitamente più vasti e profondi al di fuori della scacchiera. In fondo vita e morte sono solo piccole scintille dell’esistenza! Il sogno sembra suggerirmi di affrontare le tematiche della vita e della morte non attraverso strategie da adottare in un campo di gioco condizionato (la scacchiera). La scacchiera in sé coi suoi pezzi, il suo campo di gioco e le sue strategie rappresenta il pensiero e il conosciuto in genere, e fin quando si vive prevalentemente in questo modo è inevitabile essere vincolati a determinate regole che non consentono una visione diretta della realtà ed un'esperienza più profonda della propria natura.