L'assoluta mancanza... - La terra dei sogni desti

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L'assoluta mancanza di un rapporto di complicità 1 luglio 2019
                                     
    Quel che non ho mai apprezzato delle grandi religioni e che mi ha  sempre insospettito e tenuto lontano da qualsiasi approccio è l’assoluta  mancanza di un rapporto di complicità con il soggetto della fede. Nessuna dottrina prevede complicità col dio amato. E’ un fatto! Ed è un  fatto che la mancanza di complicità alla lunga diventi distanza, ciò mi ha indotto a credere che, in fondo, sia proprio questo lo scopo di ogni dottrina: creare separazione, da una parte Dio dall’altra l’uomo, da una parte il giudice, dall’altra la colpa, da una parte il creatore dall’altra il creato.

    E’ condizione imprescindibile la separazione,  il ruolo: io e te, il maestro e il discepolo, il sacerdote ed i suoi  fedeli, il padrone ed i suoi servi. Eppure, se si riflette  consapevolmente su quel che sono e che sono state tutte le forme di  religioni organizzate non si può non notare questa assoluta mancanza di  complicità. Nelle grandi strutture religiose esistono da sempre  gerarchie ferree e rigide, e si sa che un sistema gerarchico esclude  categoricamente l’empatia e la complicità, Dio non è l’uomo, non può  esserlo e non deve esserlo, (nella religione cattolica può esserlo il figlio ma l’uomo no) e in tal modo l’essere umano è sempre lontano da Dio, e così deve rimanere.

    Dio non partecipa delle debolezze dell’uomo, le giudica, semmai le corregge. Deve essere in atto una distanza che la fede - o meglio- il bisogno di fede deve colmare. Occorre  necessariamente una ricchezza da promettere ai poveri, una salvezza ai  condannati, una perfezione da raggiungere. Checché se ne dica le  religioni organizzate non sono amore bensì potere, le grandi religioni  sono l’espressione più potente, funzionale e duratura del controllo,  esse non sono al servizio dell’uomo e non servono all’uomo, esse  asserviscono l’uomo! In realtà le religioni separano ed è questo lo  scopo occulto di ogni dottrina.

    Di fatto accade che in cambio di una promessa di continuità le multinazionali religiose offrono un dio da  amare. L’offerta è credere, credere senza dubbio alcuno, a prescindere dai contenuti e spesse volte dalla condotta di chi vende il prodotto. Più precisamente le religioni vendono la possibilità di credere ed il semplice fatto di credere giustifica il prezzo e accresce il valore dell’investimento, al tempo stesso ne è garanzia; nel corso dei secoli, il bisogno di “credere” è stato alimentato ad arte e a tal punto da coinvolgere e condizionare milioni di esseri umani che continuano ad  acquistare un prodotto di cui non conoscono nulla: è questa la realtà dei fatti!

    Eppure, uno dei più grandi rappresentanti del “prodotto divino” dimostrò con gli esempi, con le parole, con i fatti e con la sua  vita cosa veramente fosse, a cosa serviva il prodotto (uso la parola prodotto volutamente e forzatamente in senso generico: “tutto ciò che costituisce il risultato di una qualsiasi attività umana manuale,  fisica, chimica, fisiologica, intellettuale e simile”) e qual era il giusto approccio ad esso, che cosa avevamo in comune con esso, egli ci indicò una strada verso l’empatia, ci indirizzò su di un sentiero di complicità, complicità d’amore e libertà, egli fu una sorta di intermediario, non volle commissioni e per questo di fatto non fu  seguito realmente e tutt’oggi non è seguito perché se così fosse non avremmo il mondo in cui viviamo e non ci affideremmo a tutti questi  stolti venditori incompetenti che non sanno cosa vendono. Ma, e concludo, la cosa più stupida è che continuiamo a comprare o quantomeno a desiderare un “prodotto” che già abbiamo, o meglio, che già siamo! Ma  questo alle massaie o alle masse che dir si voglia interessa poco!

“Ma in fondo non si hanno degli amici, si hanno soltanto dei complici. E quando la complicità cessa, l'amicizia svanisce.”
Pierre Reverdy







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